sabato 9 gennaio 2010

GLI UOMINI DI RITA BELLACOSA

Sono libera, liberale, libertaria e mancata libertina. RB
Prendete uno stadio, poi prendete gli uomini di Rita: stenteranno ad entrarci tutti. La carriera amorosa di Rita Bellacosa comincia alla tenera età di sette anni quando lei, ossia io, m’innamorai di un bambino, Ciccio, con il ciuffo in testa e le lentiggini. Ci fu un bacio : fui io ad avvinghiarmi sul tapino. Alle elementari flirtavo con i miei compagni di gioco, tutti maschi, dei quali ero il leader. Ricordo interi pomeriggi d’estate a correre giocando a indiani e sceriffi; ero il capo indiano e con me gli indiani vincevano sempre, ruolo che alternavo a quello di prima attrice in svolazzante abito giallo in una strampalata compagnia teatrale che avevo messo su. Crebbi e a tredici anni ero una donna fisicamente completa, sebbene piena d’ inibizioni e cominciarono le innocenti avances dei ragazzi. Il primo atto galante fu una proposta di fidanzamento e matrimonio fatta a mio nonno incredulo e divertito, e non fu l’unica. Alle medie ebbi la mia prima scazzottata: due compagni di scuola entrambi innamorati di me si picchiarono in classe a sangue , divisi e sospesi dal mio professore di matematica, nonché vicepreside, mio instancabile ammiratore. In quegli anni avevo un professore d’arte, uno degli uomini più affascinanti che abbia mai incontrato, ora pittore noto, che s’invaghì di me lolitina; anni dopo me lo avrebbe confessato . Mi fece il ritratto e mi cercava continuamente discutendo con me come con un’adulta di amore e di bellezza. Mi sorprese una mattina mentre mi esibivo in una simulazione di spogliarello cantando <>. Mi chiese di rifarlo per lui, che imbarazzo! Un ragazzo grande mi seguiva a scuola e mi diceva parole sconce, ero terrorizzata; si metteva davanti alla scuola tutta la mattina e quando uscivo mi seguiva. Lo dissi a quel professore, il giorno che vedemmo l’eclissi, e lui voleva ucciderlo; lo fermai quella volta, non così quando spezzò il braccio ad un altro compagno che mi girava intorno, e lo difesi davanti a tutta la scuola. Anni dopo il fratello a Parigi si sarebbe innamorato di me. Negli anni seguenti cambiai un ragazzo ogni sera e anche in uno stesso pomeriggio: niente baci né altro con nessuno, solo parole. Capitava che mentre uno spasimante era in casa mia scappassi dall’uscita posteriore di nascosto perché c’era un altro che mi aspettava di sotto. Ho collezionato, innamorata dell’amore, rossori in viso per timidezza, centinaia di corteggiatori e circa quattrocento flirt virtuali che sono stati, con il passare degli anni, man mano che mutavano ambiti geografici, frequentazioni sociali, incontri intellettuali, ragazzi più grandi di me ricchissimi e belli, poveri e brutti, scalcagnati e pazzi, vanesi ed irrisolti, comparse, passanti fugaci, stranieri, attori, giornalisti, produttori , imprenditori, milionari e nullatenenti ; essi duravano nei miei pensieri da 24 ore ad un mese ed io nei loro forse un po’ di più. Tonnellate di uomini, serre di fiori, valanghe di dichiarazioni d’amore e pure la serenata con orchestrina. Cosa mi manca per essere definita una libertina? A nessuno di loro ho dato niente; ho salvaguardato e custodito nel mio cuore il mio capitale d’amore. Problemi, complessi, morale? No, io non ho morale. Ed allora? Un gioco innocente per conoscere la vita senza procurarmi ferite. Vecchi ricordi cui guardo con tenerezza .

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.